Se per Toyota l’anno fiscale 2008-2009 chiuso il 31 marzo scorso aveva palesato perdite nette per 437 miliardi di yen (circa 3,3 miliardi di euro), segnando il primo preoccupante anno in rosso nei 72 anni di storia del gruppo, il 2009 non intende dare respiro al colosso nipponico e piazza sulle spalle del management un macigno da -765,8 miliardi di yen (-5,8 miliardi di euro) nel primo trimestre 2009.
Il risultato finanziario che va da gennaio a marzo 2009 è stato quindi così disastroso da affossare l’intero anno fiscale 2008-2009 che aveva dato nei primi mesi del 2008 segnali positivi. Pessimistiche sono anche le previsioni per l’immediato futuro, visto che Toyota già annuncia per l’anno fiscale 2009 che finirà a marzo 2010 perdite nette per 550 miliardi di yen (4,16 miliardi di euro).
Lo stesso Presidente Katsuaki Watanabe ammette che i risultati disastrosi sono dovuti alle significativa contrazione delle vendite negli USA e in Europa, al rafforzamento della valuta giapponese e all’aumento dei costi delle materie prime. A questo si potrebbe aggiungere la crisi del mercato interno nipponico e l’occasione mancata sul crescente fronte cinese.
Le vendite Toyota nell’anno fiscale 2008-2009 hanno totalizzato 7,57 milioni di unità, ben 1,34 milioni di veicoli in meno rispetto all’anno precedente. Secondo l’economista americano Robert Wiseman il gruppo Toyota dovrebbe comunque reggere meglio questa difficile fase economica rispetto a General Motors, capace di perdere 6 milardi di dollari (quasi 4,5 miliardi di euro) nel primo trimestre 2009 e 30,9 miliardi di dollari nell’intero 2008 (23,1 milardi di euro). Wiseman sottolinea come Toyota si trovi in una situazione finanziaria migliore che deriva da anni di profitti e forti crescite, cosa che le permetterebbe di “tornare in forma” nel lungo periodo, grazie anche all’indebolimento della concorrenza negli USA e alla buona immagine di prodotto.
Intanto l’agenzia di rating Standard and Poor’s ha retrocesso Toyota al grado AA (dal precedente AA+) per quanto riguarda la solvibilità finanziaria, decretandone quindi la discesa dal secondo al terzo gradino nella propria scala di valutazione.
Le cure per questo male che pare ormai ben più di un semplice raffreddore saranno probabilmente lunghe e neppure indolori, come già anticipato dal taglio dei posti di lavoro a tempo determinato (da 9.200 a 3.000 solo in Giappone nel 2008) o dalla riduzione degli stipendi ai manager.
Come segno di cambiamento la Casa giapponese ha ora deciso di riportare a capo dell’azienda Akio Toyoda, 53enne nipote del fondatore, il quale ha annunciato riduzione dei costi e una particolare attenzione alle vetture ibride e compatte che garantiscono maggiore redditività.
Per il resto anche il Gruppo Toyota non dovrà fare altro che attendere tempi migliori e il risollevarsi di una economia che al momento offre solo bagliori di speranza.
Fonte: Omniauto.it