Abbiamo visto nascere un’elettrica

Un anno fa eravamo andati in Svizzera (la sede della Mindset è vicina a Lucerna) per guidare sulla pista di un ex aeroporto il muletto di quest’elettrica, ossia il telaio privo di carrozzeria, equipaggiato con le componenti elettriche definitive abbinate alle parti meccaniche che erano ancora in sviluppo.

Ora abbiamo guidato sulla nostra pista di Vairano il prototipo praticamente definitivo della vettura, che ha appena partecipato all’ottantesima edizione del Concorso d’eleganza di Villa d’Este.

La Mindset può piacere o meno, però non passa certo inosservata e questo, per un’elettrica che dovrebbe costare attorno ai 50.000 euro, è già un bel punto di partenza. La forma della carrozzeria, la scelta delle ruote posteriori a vista e degli stretti pneumatici da 22 pollici (155/60 R22 per l’esattezza), hanno tutte motivazioni funzionali: ricavare un’aerodinamica più favorevole, ridurre la resistenza al rotolamento delle ruote e migliorare l’assorbimento delle irregolarità della strada.

Sembra un iPod su ruote e anche all’interno si ha questa impressione. Lo stile è minimalista, essenziale ed elegante, con largo uso di materiali di pregio per i sedili e il cruscotto, rivestiti di pelle. D’effetto l’illuminazione a led verdi che attraversa la plancia e la strumentazione, proiettata su uno schemo a cristalli liquidi. Sarà possibile scegliere la grafica e lo stile con i quali visualizzare un’ampia gamma di informazioni sul funzionamento dell’auto. Su questo prototipo il display ha l’impostazione più classica, con la lancetta che indica la velocità e gli strumenti a barrette che mostrano lo stato di carica della batteria e la potenza erogata in accelerazione dalle batterie (barrette di colore arancio) o inviata alla batterie in frenata (le barrette diventano verdi).

Al volante della Mindset
La Mindset è a trazione anteriore. Il cambio è in presa diretta, quindi niente marce. E non c’è nemmeno la retro: con un pulsante si fa girare il motore elettrico in un senso, con un altro s’inverte la rotazione. Il comando della frizione, quindi, non serve, eppure ci sono tre pedali… Il mistero è presto risolto: quello a sinistra comanda la frenata elettrica (il motore diventa generatore e con la potenza che assorbe frena le ruote, ricaricando contemporaneamente le batterie agli ioni di litio); il solito pedale al centro, invece, comanda la frenata convenzionale, quella che agisce sui quattro dischi. Una soluzione ancora provvisoria, che richiede concentrazione. Fortunatamente sparirà sulle auto di produzione.

Le prestazioni in accelerazione sono degne di nota e non fanno rimpiangere una vettura col motore a scoppio. Merito della potenza erogata dalle moderne batterie, che alimentano il motore elettrico da 70 kW (95 CV), con una coppia di 220 Nm, degna di un buon 2000 aspirato a benzina, ma col grande vantaggio di essere disponibile già da fermo e di restare costante in un ampio arco di regimi bassi e medi. Quelli più utilizzati nella guida. Il sedile a panchetta trattiene abbastanza bene nelle curve ed è più comodo di quanto potrebbe sembrare a prima vista, consentendo di trovare un’adeguata posizione di guida. Una volta scavalcato il rigonfiamento del longherone, entrare e uscire dalla Mindset vengono facilitati dall’altezza da terra del pianale, anche se la posizione di seduta è abbastanza infossata.

Un difetto del prototipo Mindset è l’eccessivo diametro di sterzata: allo stato attuale superiore di circa due metri a quello di una Golf, che ha dimensioni esterne paragonabili a quelle dell’elettrica svizzera, lunga 4,26 metri e larga 1,73. Per una vettura destinata a trascorrere buona parte del tempo in città si tratta di un difetto non trascurabile, in parte addebitabile al notevole diametro delle ruote, ma risolvibile sostituendo l’attuale geometria dello sterzo con quella definitiva. La velocità massima, limitata elettronicamente, è di 140 km/h e a questa andatura i progettisti parlano di un’autonomia di circa 100 km, che sale a 180 km lungo il percorso utilizzato per l’omologazione.

Autonomia e consumi
Chi non si sentisse rassicurato da questi dati, peraltro adeguati all’utilizzo giornaliero che molti di noi fanno della loro vettura, potrà optare per la versione ibrida della Mindset, ahimè ancora più costosa dell’elettrica pura: nell’ibrida, un monocilindro a benzina da 17 kW si avvia automaticamente quando lo stato di carica delle batterie scende sotto un certo valore e garantisce autonomie superiori a 700 km con un serbatoio da 28 litri. Insomma, fa 25 km con un litro a 120 km/h e si ferma quando finisce la benzina, non quando si scaricano gli accumulatori.

Per capire quanto le emissioni effettive di CO2 di un’elettrica dipendano dalla centrale che produce l’elettricità sono molto interessanti i dati dichiarati dalla Mindset: si va dagli 1,1 g/km utilizzando per la ricarica l’energia pulita di una centrale idroelettrica ai 58,85 g/km (soltanto uno svizzero può dichiarare questi dati con la precisione della seconda cifra decimale…) con il mix di centrali oggi esistenti in Europa. Quando le batterie sono scariche e si viaggia a benzina, invece, si sale a 79 g/km. (E.B.)

Fonte: Quattroruote.it

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