Nuova impennata dei prezzi dei carburanti. Per la prima volta dall’inizio dell’anno il petrolio è arrivato a sfiorare la soglia degli 80 dollari al barile e i listini delle principali compagnie petrolifere si sono immediatamente adeguati. L’aumento più consistente è quello dell’Agip, che ha portato il prezzo della verde a 1,313 euro al litro e quello del gasolio a 1,157, con un aumento di ben 2 centesimi rispetto a domenica scorsa. Incrementi più contenuti per i distributori con il marchio Shell (1,309 euro la verde e 1,154 gasolio), Total (rispettivamente 1,309 e 1,153 euro), Erg (rispettivamente 1,299 e 1,149 euro), Esso (1,299 e 1,144 euro) e Q8 (1,306 euro la verde e 1,146 il gasolio).
Oggi per fare il pieno a un’auto di media cilindrata ci vogliono quasi 66 euro. Una cifra che ha fatto scattare l’allarme rosso delle associazioni di consumatori, secondo cui quello recitato dalle compagnie petrolifere è un copione che si ripete con una troppo sospetta doppia velocità: alla prima impennata del costo del petrolio ecco che “istantaneamente” i prezzi alla pompa si adeguano verso l’alto, mentre quando il greggio scende – come quando era crollato a 40 dollari al barile – non si vede un’analoga prontezza nell’adeguare i listini.
Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha dichiarato che “l’isterismo dei listini solo in parte è giustificabile con i rincari delle quotazioni internazionali del petrolio, e allo stato attuale determina un maggior esborso pari a 3,3 euro per un pieno di benzina e a 3,15 euro per un pieno di gasolio. Solo venti giorni fa la benzina costava 1,248 euro al litro, e il gasolio 1,095”. E come di consueto, l’Unione petrolifera rispedisce le accuse al mittente, sottolineando che gli aumenti sono “giustificati da una decisa ripresa delle quotazioni internazionali nelle ultime settimane”. Non solo: rispetto a tre settimane fa i prezzi Platts (agenzia di previsioni sui prezzi energetici) “sono aumentati più di quanto hanno fatto quelli industriali, in particolare la benzina”.
È il gioco delle parti ovviamente. Certo è che, nonostante i periodici richiami di Mr. Prezzi a una maggiore trasparenza e concorrenza, la situazione per le tasche degli automobilisti non cambia. E questo nonostante i dati dimostrino come i consumi petroliferi negli ultimi tempi siano in costante diminuzione: nei primi nove mesi dell’anno, infatti, si è registrata una flessione del 7,3% rispetto allo stesso periodo del 2008 (fonte Unione petrolifera). Solo considerando questo dato, se si applicasse anche a questo settore la legge della domanda e dell’offerta i prezzi dovrebbero scendere sensibilmente. E poi c’è tutto il fardello di tasse, accise e Iva che gravano per oltre il 50% sul costo dei carburanti. Intanto, gli automobilisti, seppur spazientiti, sono comunque costretti a subire… e a pagare.
Fonte: Quattroruote.it