GM ripensa alla vendita di Opel

Quanto costa salvare la Opel? Il futuro della controllata GM che da mesi è in bilico tra diversi potenziali acquirenti è tutto in questa domanda. Il nuovo consiglio d’amministrazione della Casa di Detroit – nominato dall’azionista di maggioranza della nuova GM, il Governo USA, che ha il 61% – ha deciso, dopo la clamorosa messa in vendita del marchio con base in Germania, di ripensarci e starebbe già lavorando ad un piano di ristrutturazione da 4,3 miliardi di dollari a cui parteciperebbero finanziatori del calibro del governo americano e di alcune controparti europee, tra cui la Spagna e la Gran Bretagna.

Le ragioni del ripensamento sono semplici quanto stringate: gli incentivi sia in Europa che negli USA funzionano e i conti migliorano. Le prime indiscrezioni, riportate dal Wall Street Journal, parlano però anche di altre possibili strade. In particolare la General Motors starebbe considerando, oltre al mantenimento di Opel, alla sua cessione alla Magna, alla vendita a Rhj e perfino alla sua chiusura, che metterebbe così fine per sempre alle perdite.

La reazione di Berlino e dei sindacati tedeschi è stata immediata. Entrambe le parti hanno deciso di fare subito pressione su Detroit affinché concluda al più presto l’operazione, che doveva già essere archiviata ai primi di luglio con la vendita di Opel al formitore austro-canadese Magna. Una soluzione auspicata dall’esecutivo tedesco, che nonostante una preferenza degli ultimi giorni di GM per la l’offerta di Rhj, è convinto che questa sia l’unica strada per salvare il maggior numero di posti di lavoro. La cancelliera Angela Merkel, che avrebbe voluto portare ad esempio il salvataggio di Opel alle prossime elezioni, ha parlato di rinvio “deplorevole” e i canali di comunicazione diplomatici si sono subito attivati. Ma a Detroit i conti non tornano. Lo scorso febbraio il Congresso aveva stimato il salvataggio di Opel attorno ai 4,3 miliardi di dollari, ovvero una cifra inferiore rispetto a quanto chiesto sia da Rhj che da Magna, e adesso che GM è uscita in tempi record dal Chapter 11 e Opel è tornata a vendere la situazione – vista la posizione strategica di Opel nel mercato europeo – è cambiata.

Ed è cambiata anche per i 25mila lavoratori che adesso, vista l’evoluzione della vicenda, reclamano indietro i 70 milioni di euro dell’indennità di ferie a cui avevano finora rinunciato per favorire il risanamento dell’azienda. La protesta, in via di definizione, potrebbe perfino culminare in un corteo davanti all’ambasciata americana a Berlino, accanto alla Porta di Brandeburgo. La stessa città dove a breve dovrebbero incontrarsi i vertici di GM, il governo e i Lander tedeschi.

Fonte: Omniauto.it

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