Dalle parole si potrebbe presto passare ai fatti, Sergio Marchionne è più che intenzionato a rafforzare il Gruppo Fiat e per farlo è disposto anche ad abbandonare l’Italia, tradizionale nido nonché culla dalla Fiat dalla nascita sino ad oggi. L’amministratore delegato si è rivelato scettico sul funzionamento del piano Fabbrica Italia, ed è sempre più propenso a rinforzare la produzione in USA, Serbia e Polonia.
Marchionne ritiene che il più grande ostacolo risieda nei sindacati, che potrebbero ostacolare la riuscita del programma industriale del Lingotto, è insomma completamente fermo sulla posizione assunta qualche giorno fà, quando dichiaro a piena voce che l’Italia è un peso per la Fiat, suscitando un vespaio infinito di polemiche.
L’idea di Marchionne è semplice, in Italia c’è un muro contro muro con i lavoratori, e qualora non si dovesse riuscire a raggiungere una buona intesa con i sindacati, si dovrenbbe necessariamente rafforzare la produzione estera. Nel 2014 il Lingotto vuole raggiungere i 1.400.000 esemplari prodotti e per farlo deve potenziare qualche impanto, il piano prevede che uno degli impianti ampliati sia quello di Tychy, che da solo dovrebbe produrre almeno 780.000, aiutato dai 400.000 esemplari prodotti in Serbia, dove la produzione verrà raddoppiata.
Il piano alternativo proposto in caso di fallimento di Fabbrica Italia propone anche lo spostamento di Alfa Romeo e Lancia, le due case dovrebbero sfruttare le alleanze con Chrysler e la loro produzione dovrebbe spostarsi oltreoceano, in tutto questo si inserisce anche la Cina, dove pure Fiat ha intenzione di aprire un impianto; insomma niente di buono per i lavoratori italiani.