Gruppo Fiat più forte, ma il contratto resta un problema

Da una parte l’utile netto quasi raddoppiato e la liquidità in aumento. Dall’altra il nuovo appello, che sa di ultimatum, al governo italiano per fare i giusti passi e venire incontro all’azienda che altrimenti potrebbe prendere altre strade.

In estrema sintesi è questa la sintesi del lungo Cda del Gruppo Fiat che si è chiuso in Brasile.

I dati finanziari sono lì, sotto gli occhi di tutti. Sergio Marchionne li ha illustrati parlando di un buon secondo trimestre per l’azienda che si attende un secondo semestre in linea con quello che è stato il trend complessivo fino ad oggi. I ricavi sono cresciuti del 10,6% e soprattutto complessivamente non c’è un settore del Gruppo Fiat che non sia cresciuto anche se i maggiori risultati sono stati ottenuti da Fiat Industrial: rispetto allo stesso periodo del 2010 aumenta i ricavi del 9,5% con un totale di 3,6 miliardi di euro, Iveco sale del 16,1% a 2,4, Powertrain tocca quasi il 30% arrivando a 838 milioni per un fatturato complessivo di 6,3 miliardi (+10,6%), con un utile della gestione ordinaria che passa da 346 a 530 milioni e un utile netto che sale da 130 a 239.

Quanto agli investimenti futuri, è stato confermato il miliardo di euro per potenziare ancora maggiormente la struttura. L’unica ad operare tagli sarà Irisbus-Iveco chiuderà l’ impianto di Barcellona e cederà quello di Avellino, ovviamente se le trattative con Dr andranno a buon fine in tempi brevi.

Ma l’attesa era soprattutto per il mercato auto. L’ad del Lingotto è stato chiaro: “Ci sono due marchi che considero veramente internazionali, ossia Jeep e Alfa”, mentre per gli altri la sfida è quella di renderli visibili e competitivi su tutti i mercati. Un obiettivo da raggiungere con Chrysler e con il nuovo management complessivo i cui nomi verranno comunicati ufficialmente nelle prossime settimane. La parte americana ha archiviato il trimestre con un utile operativo di 507 milioni di dollari (erano 183 milioni nello stesso periodo 2010) e ricavi saliti del 30% a 13,7 miliardi di dollari. E vanno bene anche altri marchi del Gruppo, dalla Ferrari a Powertrain.

Ma, come sottolinea Marchionne “non possiamo fermarci perché la sfida di fronte a noi è quella di continuare a far crescere la società con la stessa attenzione ai dettagli e la forte passione che ci hanno portato così lontano”. Per crescere Fiat ha bisogno anche di chiarezza sul contratto stipulato per i lavoratori di Somigliano, dove si produca la nuova Panda: “Se il sistema Paese non aiuta, la Fiat è pronta a trarne le conseguenze e a valutare altre opzioni”. Quindi nessuna certezza anche sul futuro di Mirafiori e Grugliasco, ché a Pomigliano comunque l’investimento da 700 milioni è già cominciato e “non si torna indietro. Fiat non si siederà di nuovo a un tavolo negoziale e non riaprirà alcun confronto. Non si farà minacciare e non si farà porre condizioni”.

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