Una volta era il tempo della “Motor City“, la città dei motori, c’era una volta la città sede delle cosiddette “Big Three“, cioè General Motors, Ford e Chrysler, c’era una volta Detroit, la capitale dell’automobilismo americano e non solo.
Detroit che oggi è alla ribalta della cronache per la richiesta di bancarotta che è stata inviata allo stato del Michigan e già approvata dal governatore Rick Snyder.
La domanda è stata presentata ed esposta dal commissario straordinario di Detroit, Kevyn Orr, e tratta della più grande richiesta di fallimento mai presentata da una città in tutta la storia americana.
A incidere molto sul declino economico di Detroit è ovviamente la crisi del comparto automobilistico, che ha avuto la forte conseguenza di mettere in ginocchio l’intero indotto lasciando senza lavoro migliaia di cittadini e facendo chiudere diverse aziende, al punto che la ripresa accennata dal settore non è riuscita a dare un po’ di ossigeno alle casse comunali, rese sempre più vuote nonostante i prestiti presi negli anni dall’amministrazione cittadina per finanziare operazioni di rilancio mai dimostratesi efficaci.
La stampa americana ha attaccato con fermezza la politica e gli sprechi di denaro causati da alti stipendi di alcuni dei più importanti dipendenti pubblici, mentre le difficoltà emerse dal mercato immobiliare e la seria emergenza demografica hanno dato il colpo di grazie fino ala richiesta di fallimento.
Dalla Casa Bianca il presidente Barack Obama ha sostenuto di seguire con estremo interesse la situazione:” Speriamo che Detriot possa mantenere il suo status a livello delle più grandi città americane”.
Dopo aver visto nascere decine e decine di modelli automobilistici di successo che hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo, la “Motor City” è chiamata ora a doversi rimettere in moto per tornare ai fasti di un tempo che oggi appare molto lontano.