A parte la linea, la Honda Insight e la Toyota Prius hanno ben poco in comune. Entrambe sono ibride, cioè montano un motore elettrico accanto a un convenzionale propulsore a benzina, ma le affinità si fermano qui. La diversa importanza della parte elettrica nelle due auto si intuisce già leggendo le schede tecniche: la Insight ha un motore elettrico da 10 kW, mentre sulla Prius si arriva a 60 kW. La Honda è quella che gli ingegneri chiamano «mild hybrid», cioè: un ibrido leggero, nel quale il motore elettrico aiuta nelle fasi di accelerazione quello a benzina.
Oltre però non va: l’auto, infatti, non viaggia spinta soltanto dal motore elettrico se non in condizioni estreme e difficilmente riscontrabili nella realtà (strada leggermente in discesa, velocità tra i 15 e i 45 km/h, pedale dell’acceleratore appena sfiorato…). Cosa che invece è possibile con la Prius: la Toyota è «full hybrid», ha cioè la possibilità di viaggiare anche con il solo motore elettrico grazie a una frizione che lo scollega dal motore a benzina. Certo, lo fa per pochi metri (noi durante la prova siamo arrivati a 1,6 km) e con velocità ridotte (inferiori a 50 km/h), ma è un vantaggio non da poco visto che la distanza è percorsa a emissioni zero. Peccato che le batterie della Prius siano al nichel, e che quelle al litio, in grado di aumentare proprio l’autonomia elettrica (sono quelle dei telefoni cellulari, per intenderci), siano a giudizio della Toyota ancora troppo costose e non del tutto affidabili.
DIFFERENZE DI STILE – Differente è anche la filosofia costruttiva: la Insight è concreta ed essenziale, la Prius è più ricercata. La diversa impostazione si coglie già a distanza: la linea, come abbiamo detto, è simile, ma sulla Prius si vede che c’è un maggiore sforzo stilistico orientato alla ricerca della migliore aerodinamica (il Cd è di 0,25 contro lo 0,28 della Insight), in più si ha la sensazione di una maggiore robustezza e solidità (provate a fare la classica prova della chiusura della portiera). All’interno le differenze sono ancora più evidenti: sulla Honda c’è tutto e la qualità costruttiva è buona, ma sulla Prius gli ingegneri sono andati alla ricerca della perfezione. E si vede. In più sulla Prius ci sono accessori (di serie e no) da segmento superiore (vedi l’head up display, che proietta alcune informazioni sul parabrezza) e anche l’accessibilità posteriore è migliore con la linea di chiusura spostata leggermente indietro. Senza dimenticare l’immagine hi-tech della Toyota, evidenziata dalla presenza di un pannello fotovoltaico integrato al tetto (optional, ma è il primo al caso al mondo tra le auto di produzione), che fornisce l’energia necessaria al climatizzatore anche quando la vettura è ferma in un parcheggio sotto il sole. Il bagagliaio è un’altra carta a favore di Prius: 445 litri contro i 408 della rivale.
OCCHIO ALLE PRESTAZIONI – Ma che cosa succede sulla strada? Le differenze, di certo, non mancano. La prima è che con la Toyota si parte nel silenzio assoluto (se ne accorgono anche i passanti…), perché la spinta arriva solo dal motore elettrico. L’auto percorre con un litro di benzina 25,6 km. La Insight si ferma a 22,7 km/litro. Le emissioni di CO2 della Prius sono da record: 89 g/km (soltanto la Smart Cdi riesce ad abbassare la prestazione di un grammo, ma è molto più piccola – ha due posti – e leggera) contro i 101 g/km della Insight.
La Prius è più scattante, grazie al motore a benzina 1.8 da 100 cv, ma la rivale, pur essendo dotata di un quattro cilindri di 1.339 cc, fa registrare una velocità massima leggermente migliore (186 km/h contro 180 km/h). In termini di dinamica, la Prius è superiore: il comportamento è neutro e confortevole in tutte le situazioni. Mentre la Insight tende a un marcato sovrasterzo. La Toyota è un po’ più briosa, avendo più coppia ai bassi regimi. Per entrambe il lato negativo è il cambio Cvt, piuttosto rumoroso. Sul piano del divertimento, tuttavia, la Insight ha il vantaggio delle leve al volante per inserire in modo sequenziale i rapporti.
PREZZI – Veniamo al capitolo prezzo. La Honda Insight parte da 19.900 euro, che con gli incentivi governativi sulla rottamazione diventano 14.900 euro: cifra che rende la tecnologia ibrida accessibile a tutti e pone l’auto come alternativa ragionevole alle «risparmiose» berline alimentate con gpl o metano. Con la Prius è un’altra faccenda, dato che si parte da 25.900 euro: seimila euro più su della rivale. E alla fine, oggi, considerata la necessità per tante famiglie di scegliere le opzioni più economiche, questa potrebbe essere l’unica differenza tra le due ibride a contare veramente.
Fonte: Metanoauto.it