Autostrade più care: è… matematico

Nessuna sorpresa: il Primo maggio scorso sono scattati i rincari dei pedaggi autostradali, come previsto dalle convenzioni (accordi) fra i gestori e lo Stato, che è proprietario della rete autostradale e la dà in concessione ad aziende private.

È semplicemente terminato il periodo di sospensione stabilito con il Decreto Legge 185 del 29 novembre 2008, convertito dalla Legge 29 gennaio 2009, e sono stati firmati i Decreti di concerto dei Ministri delle Infrastrutture e dei Trasporti, dell’Economia e delle Finanze che fissano il livello degli aumenti tariffari.

QUESTIONE DI INVESTIMENTI
Il via libera ai rincari è arrivato dopo un’istruttoria condotta dall’Anas, cioè il gestore della rete stradale e autostradale italiana di interesse nazionale (una società per azioni il cui socio unico è il ministero dell’Economia e delle Finanze, sottoposta al controllo e alla vigilanza tecnica e operativa del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). L’istruttoria ha tenuto conto per ciascuna società concessionaria della relativa situazione giuridica, con particolare riferimento agli impegni assunti dai gestori e agli investimenti per migliorare la qualità delle autostrade. Infatti, il pedaggio è il risultato di una complicata formula matematica che tiene conto di numerosi elementi: in parole povere, si potrebbe quasi affermare che, più la rete autostradale è sicura, più care possono diventare le tariffe.

DIPENDE DAL GESTORE
Risultato, ecco le percentuali di aumento delle tariffe: Aspi (autostrade per l’italia, il gestore numero uno nel nostro Paese), 2,4%; Ativa (Autostrada Torino Ivrea Valle d’Aosta), 6,57%; Milano Serravalle, 2,48%; Centro Padane, 2,61%; Brescia-Padova, 1,59%; Cisa, 1,61%; Satap, tronco A4, 19,46%, Satap, tronco A21, 12,63%; Venezia-Padova, 0,66%; Autobrennero, 1,57%; Rav, 0,51%; Torino-Savona, 0,73%; Sitaf, 4,57%; Fiori, 1,83%; Tangenziale di Napoli, 6,63%; Salt, 4,55%; Sat, 5,14%; Sam, 4,89%; Sav Autostrada, 2,9%; Raccordo Gran S. Bernardo, 2,71%; Asti-Cuneo, 9,3%. Insomma, si sfiora anche il 20%.

CONTA ANCHE LA FORTUNA…
Per ottenere l’importo da pagare, il cliente deve moltiplicare la tariffa unitaria, maggiorata del sovrapprezzo a beneficio esclusivo di Anas per i chilometri, inclusi quelli degli svincoli, delle bretelle di adduzione e dei tratti autostradali liberi prima e dopo il casello che sono stati costruiti e gestiti dalla concessionaria. All’importo ottenuto si deve aggiungere l’Iva (20%) e applicare, per legge, l’arrotondamento per eccesso o per difetto ai 10 centesimi di euro. Per effetto di questo arrotondamento, l’incremento finale del pedaggio può essere superiore, inferiore o anche nullo rispetto all’aumento annuo della tariffa unitaria. Talvolta, proprio l’arrotondamento può essere particolarmente sfortunato per l’automobilista: il pedaggio sale di una percentuale superiore a quella annunciata.

Fonte: Omniauto.it

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