Il mercato dell’auto in Italia, dopo tredici mesi caratterizzati dal segno negativo, finalmente in maggio ha fatto registrare un dato positivo con le immatricolazioni salite del 3,58%.
Ma illudersi sarebbe fatale, visto che come hanno sottolineato da più parti le associazione che raggruppano i concessionari in realtà si è trattato di molte vetture a ‘chilometri zero’.
Il dato oggettivo parla di 170.063 unità vendute a fronte delle 164.704 dello stesso mese un anno fa, mentre il mercato dell’usato ha fatto registrare un incremento del 7,15% con 418.371 passaggi di proprietà contro i 390.467 che erano stati conclusi nel maggio del 2010. A beneficiare di questo primo piccolo passo in avanti è stato soprattutto il Gruppo Fiat che finalmente ha rialzato la testa, grazie anche all’interesse per i suoi nuovi modelli appena lanciati, come la Lancia Ypsilon 2011, o che stanno arrivando come il Fiat Freemont.
Complessivamente sono 51mila immatricolazioni in più rispetto allo stesso mese del 2010, il che porta la quota di mercato complessivo in Italia al 30,1% che è superiore al 29,8% dell’anno scorso ma anche a quello di aprile che aveva fatto segnare un 28,7%. I risultati migliori sono arrivati da Lancia, non solo per la Ipsilon, ma anche dall’Alfa Romeo con una Giulietta che è sempre tra le più richieste con oltre 6mila immatricolazioni complessive.
Statistiche positive, dunque, ma gli operatorio del mercato sono ancora molto cauti. Come l’Unrae (Associazione delle Case automobilistiche straniere in Italia), secondo il cui Centro Studi la proiezione globale da qui a fine anno supera di poco il milione e ottocentomila unità. I consumi quindi restano ancora deboli e mettono in sofferenza tutta la filiera italiana legata al settore automobilistico. Inoltre lo scorso anno almeno sino a marzo, erano ancora presenti gli incentivi che nel 2011 non sono stati introdotti riducendo ancora di più gli acquisti.
Un allarme raccolto da Federato, ossia l’associazione che raggruppa i concessionari. Il presidente, Filippo Pavan Bernacchi, è drastico: “I dati di esercizio degli ultimi anni portavano a chiudere attorno ai 2.200.000 immatricolazioni con punte vicine ai due milioni e mezzo. Ora invece non arriveremo nemmeno a due, in un settore che dà lavoro a 1.600.000 persone. Quello delle vendite è un dato illusorio, falsato da tutte le km zero vendute che alterano la prospettiva”.